domenica 21 settembre 2014

Pomeriggio indiano

La collezionista di figure indiane sistema l'ultima foto scovata in quel vecchio libro trovato su una bancarella. Con due pezzetti di scotch attacca l'immagine sulla parete accanto alla finestra socchiusa. Rimane per un po', assorta, a contemplare il ritaglio di carta tremante all'aria leggera del pomeriggio.
L'indiano raffigurato ha la faccia larga e i capelli divisi in due lunghe trecce posate sul petto, una blusa che sembra di pelle impreziosita da piccole conchiglie, e collane, pendagli, piume. Ha la bellezza di un uomo senza paura di essere fiero.
 Lei ha scelto proprio quella porzione di parete perchè segue un suo rito privato: la finestra infatti è quell'oggetto mirabile e luminoso, il varco di vetro che le permette di guardare, oltre la striscia di giardino, a chi potrebbe risalire la strada e varcare il cancello aperto cercandola con gli occhi. 
Studia la foto in bianco e nero, intanto, e la speranza le gonfia il cuore. La fierezza dell'indiano diventa sua, solleva il mento e guarda ancora attraverso i vetri la strada deserta, il giardino vuoto.