martedì 9 dicembre 2014

Leggenda

Si racchiude nel guscio, nella conchiglia...
una casa custodisce la bambina che disegna
le tribù del mondo e dà i nomi
e ad ognuno regala la storia
apre una scatola di carta 
che sembra non contenere nulla
ma vi è per lei
l'immagine di una donna che sfolgora
ritagliata da una stella.

Beata

Cosa volevi dirmi
quando mi hai gettato
le stelle negli occhi
quando hai voluto
che sentissi le spine
i rovi ed i sassi.
Cosa volevi dirmi
quando mi hai lasciato
la ricchezza dei fiori
e tutte le finestre aperte
lo sapevi che sarei diventata
come le zingare innamorate 
di una terra che non c'è più.

lunedì 8 dicembre 2014

L'isola

Sei stato qui, con una piccola valigia marrone
posata accanto alla porta, pronta per essere ripresa
i bottoni di metallo del tuo cappotto avevano
piccoli bagliori nello sguardo che ti davo
e la tazza di tè fra le mani era un soffio
di vapore dolce, il sorriso degli occhi
dava l'idea di un'isola lontana e verde, trovata
a me basta, quando sfuma, còlta dal cielo
mi sommerge tutta la musica sentita
le canzoni gridate.

martedì 2 dicembre 2014

Immaginata

Ho trovato stamattina un paradiso spontaneo
cresciuto nella notte con qualche parete
che mostra il suo traforo alla luce del sole
c'è la tua risata di ieri e solo ora la comprendo
colora e prende dalla mia anima
non finisce ma è calda e si rinnova
guarda con me quel tremore provato
è una multistella inventata con varchi e smeraldi
ponti lanciati per unire le rive
nel suo centro il grande tappeto 
ordito di un rosso smagliante
che non so pulire e che rilascia quei fiori
spore riempite di tutto il domani.

venerdì 21 novembre 2014

Luce degli occhi

Quella meraviglia che cos'era
aveva occhi luminosi e capelli neri
vasi ben disposti nel giardino
in modo che la piccola farfalla
potesse agilmente portare
gli omaggi all'erba e alle rose.
Aveva un'auto nuova fiammante
che andava sulle strade assolate 
con un carico di pesche profumate
e finestrini abbassati per far uscire 
canzoni, risate e litigi
i sogni, le attese, gli spiccioli in tasca.
Che cos'era che risplendeva quieto
nel suo corpo orgoglioso
una città di mare e discese
con gradoni e palmeti
urla nei mercati, uscite dai portoni.
Che cos'era lo stupore di lei
la sete, la corsa, l'elenco dei nomi
da ricordare per la loro bellezza 
senza fine, ma piangendo a volte
perchè nella cupola del cuore
sono farfalle, bambine
qualcosa che nasce
un miagolìo alla finestra
un soffio che smuove.




domenica 16 novembre 2014

La notte, l'alba

Ho capito adesso che tutte le tue durezze
erano sogni, hai sognato me
facendomi occhi, passi, quel respiro
scegliendo per me il prato, l'acqua dove bere
e le pietre preziose sotto all'olmo
le mettesti in modo
che uscissi dal mio cespuglio
volevi vedermi arruffata, con timore
d'improvviso battevi le mani
cercando il mio sussulto e
 le pupille di fuoco
a donarti fiamma, luce
il gusto di tenermi
allargando la notte
creatura cauta e ferma non puoi
non sei, io fiuto l'alba
nei lontani margini
in me sono cresciuti i boschi.


Guardar fuori


Fiore notturno


giovedì 6 novembre 2014

Millenaria

Con un rito mi sveglio
il mattino è tutto appeso
ai rami di questi
calmi alberi millenari.
Con me gli anni riempiono
tasche, scatole e astucci
le foto ritagliate, i sorrisi
che rivedo, poi in cucina
il cesto delle mele
il fuoco che scalda
un'idea per il giorno
ritornando alla tua facilità
nell'aprire la vita 
per me, tutto e sempre
i tuoi occhi antichi, le mani
una carezza alla gatta
fiori gialli e mandarini
la dolcezza del buon cibo
la voce che porta
il fiume calmo che eri.

mercoledì 5 novembre 2014

Murales

Dire di una mancanza forse non serve
nell'agitazione dei posti scaduti
guardo con stupore cosa è cresciuto
quella pianta ha dato i nuovi germogli
di là rive fresche ed altri nidi
e il trasloco delle cince, il riccio sorpreso
l'aroma delle erbe, il colore di maggio...

Decisi di dipingere un muro trovato
scelsi le foglie di olmo e di acacia
e le spade dell'iris, le canne e le spighe
lucertole e insetti nelle corolle
tu portavi contenta le rose nei tralci di siepe
scendeva il turchese dal cielo quando
raccontavi del tempo presente, così pieno
da non capire, io, ma sentivo il bene
e la gioia, la festa di averti...

Cosa c'è?


Bella


Vola


mercoledì 22 ottobre 2014

Tesoro

Ti ho visto, incurante, annusare 
una rosa rubata, rapire una forma
dal cielo di quell'ottobre, lo stormo
alato e migrante gettare l'ombra...
Ti ho visto, ricordando le scale
e come vi salivi, correndo verso
chi ti aspettava senza tempo.
Fatto della mia sostanza, e caro
come lei, come chi c'era
ma la tua vertigine
racchiude il nuovo mondo
apparso nel tesoro, nel miele
spudorato, segreto mistero
che si apre, è un fiore nel mattino.

sabato 18 ottobre 2014

Di un giardino

Mi sono vestita di bianco, ed ho un ricamo
violento e rosso sul petto
ho acceso occhi azzurri
hanno un palpito ora, nei tuoi neri 
vado dove cade l'edera, i tralci
mi sfiorano le spalle, ogni verde è presente
e si commuove, allegro
divento una bacca, un germoglio, un frutto
trasformata e salda, la mano
accarezza e ti riconosce.
 

martedì 7 ottobre 2014

Azzurri

La mia testa è una luce
quando entra nel sogno
ed ora tutte le vie sono aperte.

Cara la tua voce, mi parla di uno
che balla e vola e poi si fugge 
tanto il mondo si rompe e nasce.

Uniamo foglie e carte perchè da soli
ci copriamo, riparati nel vento, azzurri
e guarda quant'è la bellezza, la vita.

domenica 21 settembre 2014

Pomeriggio indiano

La collezionista di figure indiane sistema l'ultima foto scovata in quel vecchio libro trovato su una bancarella. Con due pezzetti di scotch attacca l'immagine sulla parete accanto alla finestra socchiusa. Rimane per un po', assorta, a contemplare il ritaglio di carta tremante all'aria leggera del pomeriggio.
L'indiano raffigurato ha la faccia larga e i capelli divisi in due lunghe trecce posate sul petto, una blusa che sembra di pelle impreziosita da piccole conchiglie, e collane, pendagli, piume. Ha la bellezza di un uomo senza paura di essere fiero.
 Lei ha scelto proprio quella porzione di parete perchè segue un suo rito privato: la finestra infatti è quell'oggetto mirabile e luminoso, il varco di vetro che le permette di guardare, oltre la striscia di giardino, a chi potrebbe risalire la strada e varcare il cancello aperto cercandola con gli occhi. 
Studia la foto in bianco e nero, intanto, e la speranza le gonfia il cuore. La fierezza dell'indiano diventa sua, solleva il mento e guarda ancora attraverso i vetri la strada deserta, il giardino vuoto.

mercoledì 6 agosto 2014

L'uovo

Ho racchiuso i sogni di queste notti, resistendo
la luna si fa più grande, più di ieri.

L'uovo è azzurro e piccolo, splende tra l'erba folta
poco distante dalla ragazza accasciata.

La forma di un seno
un mercato coi banchi di frutta, di pesce
ti incontro, ed è per caso e con profondo rimpianto
ti dico: com'era bello quando si era qui, insieme
tu annuisci, e passi.

Vuoi guarire la ferita che mi hai dato?
o rimarrà, come una stella, un nuovo fiore
so che non capirò
ed anche aprendo tutti i libri
non sarà, non più.

giovedì 17 luglio 2014

Blu

Poteva essere vero

Aveva visto un angelo, ed era blu e immenso nella sua stanza. Sfolgorava tra l'armadio e il letto, così bizzarro da dare calma e fiducia. Aveva accolto quelle parole, irripetibili per chiunque, che l'angelo le rivolgeva nella luce, facendole sue. E alle sue due figlie matte avrebbe raccontato, sì, avrebbe riferito di quella visione dolce.
O forse scegliendo tra le due, la più giovane e assorta, a cui descrivere la bellezza e il pianto profondo che solo molto più tardi, anni dopo, le si sarebbero rivelati nella loro spietata, cruda verità.
Ma in quel momento, con l'angelo che la sovrastava luminoso, la vita appariva ancora di fuoco e si fece lambire come fosse una protezione. Come fosse il ricordo, l'arrivo.

Buona stella

giovedì 3 luglio 2014

Non ho ordine

Ho scambiato il battere d'ali di una tortora
per il suono della tua bicicletta sulla ghiaia
vedi, io aspetto, anche se sono pronta
intanto scrivo del mio posto nel mondo
quel puntino sulla mappa
e del popolo di uccelli che vive nel giardino.

Non ho ordine, dissemino bigliettini
vergati con cifre, nomi, liste, frasi
qualcuno è disegnato con un fiore nero, o blù.
Non ho ordine, il lavello della cucina sgocciola
gocce e polvere rapprese sull'acciaio
scuri spigoli di muro e soffitti
le mie foto sono disperse
tra un migliaio di scatole e cassetti
affastello commenti su di me
e moniti che paiono affettuosi
con sempre una scintilla di stupore
all'angolo tenero dell'occhio.
Non ho ordine, i miei slanci
non portano sicurezze
solo conferme di opinioni già espresse
perchè sentimentali e illogici si nasce, dicono
o devianti per mancanza d'amore
per troppo amore scadente
e la dose è rincarata.
Non conosco l'equilibrio, per questo
voglio stare dappertutto
e dove ci sarà un posto caldo
vorrò accomodarmi con tutto
il mio benessere tascabile
acrobata, fastidiosa regina e ladra
raccomando il cuore
il grumo scomposto degli anni.

Pioggia nel piatto

martedì 1 luglio 2014

Due per strada

Usciti dalla città fatta di alberi e pensieri
con gli occhi pieni di voglia di andare
come una fuga verso una discesa promessa
nelle tasche, sulla lingua, fra le mani
derive e approdi disegnati dal tempo dei sogni
abbondanza di sfregi, di carezze e duelli
io che tremavo con niente non avevo ripari
mentre tu oro fuso fischiavi ad ogni passo
radunando cuccioli, pepite, maghe e stregoni
motori in disuso, pentoline di rame, alambicchi
molto ricco ebbene ...comunque cercavi
la mia mano e un cioccolatino a forma di cuore
da sciogliere in bocca per poi baciare
tutta la vita che avevi dinnanzi.

lunedì 30 giugno 2014

Pedro poeta

Lucente

Si strinse nella coperta, sentiva il mondo rotolare più forte sotto alla furia del temporale. Ogni tuono una scossa, ogni rovescio d'acqua uno strappo. Bruciava nella notte, sussultando al miagolìo implorante del gatto in terrazza.
Il gattino sul terrazzo, il riccio alle sterpaglie, le palpebre, la biscia nella fenditura, il frigo vuoto, le stelle trafitte dai lampi, le mani a pugno, le briciole cadute, i piatti sporchi, notte smisurata di rumori, di silenzi...

Enumerò con molto bisogno quello che per lei era suo, compresa la pioggia violenta, la posizione delle foglie del grande olmo, i nomi
Diego, Paul, la voce che chiama, la valigia aperta...
La brezza che dava sollievo quando al tavolino del bar, impaziente,
giocava a sollevare i lembi della tovaglia rossa... Il conto dei minuti,
tutte le volte dell'attesa, ripetute.

Avrebbe poi avuto il suo sguardo, da toccare. Un sentimento edificato come una cattedrale, con le guglie pungenti nel cielo e i dolci rosoni rotondi e fioriti di colore, luce liquefatta sulle superfici amate dalle ombre dei rilievi...
Ruvida, liscia profondità verticale, precipitata nel cuore infuocato della terra, ed innalzata nella vertigine dei cumuli nembi a smaniare per gli dei lontani.

Un altro bagliore infiamma la stanza, ed il fragore è un urlo del cielo.

Cos'è questo mondo che ho dentro e che preme, sembra voglia uscire, catapultarsi fuori. Ma è grande, è immenso e non so quando mai si sia formato, ci sono voluti forse anni?

Visione dopo visione, tocco dopo tocco, ricordo dopo racconto, sedimento stratificato e vivo, pulsante come la creazione. Da dove
vuole scaturire, da dove spaccare con pena e gioia, trepidante.
Nel modo che mi ha fatto piangere, sciogliere proprio, e ridere con punte acuminate e carezze tenere da bambino, da amante.

Si vede? Vuole farsi vedere, pretendere, questo mio mondo possidente. Ne sono invasa e sono l'invasore. Si libera, si libra, cola, ne sento il sapore, si dipana, scioglie luce, va ad illuminare...

lunedì 16 giugno 2014

Rosso

Adesso io ricordo le parole sbocciate
sulla terra solo per me, ne ricordo
il suono tra le labbra e la mia pretesa
di salire, di entrare quando bastava
spalancare gli occhi e sospesa
nel pieno della festa a danzare...
Chi è nato, apparso nella cuspide
di un mese, di un anno rotondo
chi è nato per venirmi a dire
" ho attraversato l'intero globo
da bambino per raggiungere
il destino di una donna"
Io preparo il lenzuolo di cotone rosso
il cuscino di piume che sogna
d'involarsi al vento delle terrazze aperte
sei l'ultimo ragazzo, l'ostinato sensibile
disteso nel rosso e dicevo di una gemma
che poteva sfolgorare, incurante, arrogante
posso io essere davvero, visione
immaginazione e parole che si fanno corpo
da toccare, qui o altrove sempre verso me
e sì, il ritmo si fa lento, ammorbidisce
spine, asperità, tutta la durezza di una
battaglia conservata per anni
lascio andare
il mio respiro è un ponte.

mercoledì 11 giugno 2014

Navigante

Su questo vascello che mi hai lasciato
ancorato malamente al molo in disuso
grande guscio di legno pregiato, spaccato
rulla, come un tamburo d'acqua
il suo beccheggiare diventa mio
la mia eredità umana
ci dormo dentro, comoda e sola
e i fianchi sembrano i tuoi
avvolgono, riparano, innalzano
tutto il vascello geme, è l'eco della tua voce
è quello che mi vuoi dire sussurrando distante
sei il fasciame
sei il vento
sei il timone divelto
amata, riconosci in me il comandante
il capitano, colui che freme alla mareggiata
eri tutto e ancora e semplicemente ti dico
non c'è un giorno in cui non ti veda
costruttrice di navi antiche, scellerata e cara
il tuo viso, il tuo corpo, la tua voce di mare
nascosta agli sguardi, il fuoco è qui
io so che dal tuo faro mi senti
le mani promesse, il mio calore, il piacere
vicina al navigante che sono
dopo gli ormeggi slacciati il mare
mi incontra
sono sua come lo eri tu.

giovedì 29 maggio 2014

Maga

Ho scoperto un sentiero disseminato
di erbe profumate, di orme, di more cadute
impreziosito dai luccichii del fiume, dai nostri passi
siamo adatti a questo lungo cammino impervio
ci chiniamo quando le fronde vogliono sferzarci il viso
tenendoci saldi se la sabbia diventa fango
entriamo nelle macchie scure dei noccioli aspirando
fino in fondo le fragranze che il sole esalta
tutto è calmo, tutto ci accompagna sorridendo
canti di bambini, fruscii, rombi di motori lontani
è possibile dimenticare dove fa male
perchè qui, come un tempo, si può dire "poi passa"
e sapere che è vero, sapere che è giusto
proprio per me, avvenuto, anche se ti guardo proseguire.

Dopo aver passato un varco, averne sentito il silenzio...

Risplende il carattere, la faccia, quello che si è
ora posso creare qualsiasi teatro, intrecciare giunchi e salici
sulle rive di ogni fiume della terra
sistemare candele, calare sete e lini dall'alto, velare
dare ombre, dipingere occhi e bocche, emerge
comunque la fattezza dell'anima, quell'imprendibile
ma presente, la puoi chiamare verità, cuore, daimon
è colei che non si nasconde più e definisce
lineamenti, dà una luce agli sguardi, piega le labbra
come sa, come è, profondità sonora, partitura
e porta, conduce, immagina, diviene.


Entrata

martedì 27 maggio 2014

Lui, il quaderno, l'anello

Nella sua casa, una stanza dopo l'altra
una finestra dopo l'altra, perdeva
l'anello dai piccoli zaffiri composti in rosa
cercava per giorni, nei vasi, tra cassetti colmi
e cestini bucati, fin dentro a pagine
di riviste, di libri impilati, belli
infine, con un lampo d'immaginazione
l'anello la evocava, ed era un posto
così semplice ed aperto, ridicolo quasi.
E quindi, nella sua casa, ancora
una sedia dopo l'altra, un tavolino dopo e un letto
smarriva il quaderno, quello grande
copertina arancione con koala
con Australia e dove mai andava
rovistando, a spostare oggetti, a sollevare lembi
sola, e irritata, dove, dove.
Poi smarriva lui, ed era sì un'impresa
anche lui portava segnali di riconoscimento
le spalle larghe, le mani calde e pronte.
Ti chiamavo, sporgendomi dai miei muri
per un poco non rispondevi ma poi, sì
sì, eccoti, non più perso ma arrivato, qui
e ora trovo tutto, gambe, seno, pancia, scapole
parola da bocca uscita, una parola per molto.


La parte azzurra

giovedì 22 maggio 2014

Canto di rabbia e d'amore

Per come sarà, abbiamo trovato un posto
dove continuare a lottare,
niente sparizioni questa volta
niente rese in nome di un miraggio.
Abbiamo riconosciuto il modo in cui
il sole accarezza i muri, sfiora i tralci,
i gradini saliti dai nostri passi impazienti.
E' diventato subito, con le nostre gesta,
il luogo deputato, una fortezza aperta
al mondo, rovesciata addosso a chi
assente nel cuore vuole mordere i confini
senza vederne la bellezza racchiusa.
Potete condannare la vita, fatelo!
avrete sempre uno specchio
ad abbagliare i vostri occhi,
avrete sempre in dono il labirinto
che vi siete scelti come paradiso.
Non tollerate i nostri piedi nudi
noi camminiamo, e le asperità
e l'erba vellutata, i sassi,
la rugiada e la polvere
sono il nostro linguaggio.
Ostili, cari, il sole nasce,
percorre il cielo con noi, sfolgora.
E' tutto il bisogno che abbiamo.

martedì 20 maggio 2014

Battito

Sono stata una farfalla
quando voi avete voluto
dare vita al fuoco e bruciare
quel nido leggèro, celeste
avete pensato di comandare
alle fiamme, alle lingue
come degli stolti, come dei padroni
ma io sono figlia di una colomba
lei ha volato, io volo
ho nel corpo la traccia dei sogni
acqua che bagna, che placa
il vostro rovente mondo
pesanti voi, e cadenti
siete terra riarsa, nemmeno più
un filo d'erba sarà per voi
utile, benedizione non c'è
riuscite a sentire il battito d'ali?

lunedì 19 maggio 2014

Una Vita

Il ligustro dice

Sotto ai fiori generosi di maggio
le mani alzate, come una resa
vanno a invocare quel profumo, la luce
rimane sugli occhi, sulla pelle
con luce si cammina alla riva del fiume
scoscesa riva, scivola nel profondo d'acqua
chiamiamo adesso le nuvole a guardarsi
viaggiare stranianti, ma è il nostro regno?
le altezze, senza fine, lo sguardo e
la vertigine che diventa mia
mi spinge e mi afferra per fermare
l'acqua i fiori le nubi, siete perfetti
e con dolore lo dico, chiaro al mondo
si può far male, e non sapere nulla
di questo giorno, del mattino
arrotolato nel sole, e dolce
decide e quindi fluisce nuovo, disegnandosi
nelle fronde dei salici teneri laggiù
abbiamo parole sgorgate nel magico, nel timore
ogni nostra parola è un'invenzione, cambia
quello che possiamo vivere, ciò che sono
il sentore del ligustro che mi fa amare
questo giorno, mi preme sulle gambe
fin dentro alle viscere, è curioso di me
mi sfiora il naso e solletica
con furia e dolcezza gioca
poi evapora, sale, ridiventa cielo
fino a domani, è una promessa.

martedì 13 maggio 2014

Un animale, un frutto

Sentite bene, è passato, credetemi
si è chiamato dispiacere
un frutto precoce, stride sulla lingua
o forse ha gettato semi ringhiosi
molto vivi sotto le palpebre
il dispiacere è un animale che non conosce
recinti o ricoveri, non si fa marchiare
figlio del dio più selvatico
ama albergare nelle stanzette carine
soffia tra le pieghe delle tende
aderisce agli specchi, vive dei loro riflessi
di notte, o nelle ore ferme del giorno
recita la sua parte a memoria finchè
mi sfinisce, ogni luogo di me esausto
e così, dico " è passato"
voglio respirare, distogliere, e credere
di potermi allontanare, alzando lo sguardo.
Rimane una traccia, una specie di orma
piccola e mutevole, il seme.

mercoledì 7 maggio 2014

Ragazzo francese

Descrizione di un gentiluomo:
di innata forza ed occhi aperti
come le mani, non hanno paura
e si parla della profondità, underground
nascosto e clandestino
un'anima che non teme, nulla
di più, ha memoria di duelli
compiuti nei gesti eleganti, accorati perchè
"il tuo cuore" è il titolo molto amato
di ogni impresa, dall'aprire
le labbra al sorriso
a camminare senza sosta
ridendo, brillante, con comprensione
sui tappeti della casa di lei e risolvere
una cosa alla volta, con calma
è giovane ma in fondo, proprio laggiù
sembra sapere una storia di secoli
di uomini e donne, di amori
e fughe e fuochi accesi
poi lo si incontra, ogni posto è bello per lui.

domenica 4 maggio 2014

Centrale

Contiene natura

Ed ora sono nel centro, perfettamente
lo spazio si arrotonda, mi contiene
sembra una culla dondolata da mano
amorevole, sulla pelle ho il vestito trafitto
di cose splendenti, piccole frecce e punte di stelle
gocce del mattino, diamantini d'oriente
il fruscio di seta preziosa ad ogni mio movimento
è come una pioggia lieve che scivola
crea belle fattezze, incanto
il corpo ne è esaltato e dice, parla
figlia della natura, alla natura agganciata
con rizomi forti, con evoluzioni di radici
il centro, donato a me ed accogliente
è nascosto per nascere ancora
può darsi che si veda, nei miei occhi
il suo specchiarsi, ma davvero nel fondo
così, rimanendo segreto a rifarsi, radice, umore.

giovedì 24 aprile 2014

Uomo medicina

Era nuovo, solo questo poteva dirsi
la cucina diventata più grande
coi muri sporcati di ragnatele e polvere
i segni scuri dov'erano le immagini di carta
quasi un alfabeto come
l'assenza del tavolo, la credenza
non più collocata ma perduta
nel centro confuso della stanza, premuta sotto
agli oggetti straniati
barattoli, scodelle, posate e
cose di plastica preziose
regalate dai ricordi, con pesantezza
e il discorrere che si apre, che entra
con violenza nello stomaco, in fondo
costruisce sui piccoli acuti detriti
caduti, rimasti, erige altri palazzi
con densità, con struttura di vela
di nave tornata
disancorata, così libera ma con paura.

Era nuovo, senza alcun margine di resistenza
diverso dalla visione di prima
fuori dal controllo della veggenza, dal sapere già
di tutti e suo e quindi, adesso...

Il messaggero dall'apparenza gentile
un ramo fiorito nel vento d'aprile
tutto rosa, e bianco nel cuore del petalo
profumato d'essenza, di mattine dorate
ha del veleno che dice sia medicina
giusto rimedio, precisa verità
lo offre con molta benevolenza
dalla sua lingua di corsaro
a quella che cerca, e beve
assetata, in fondo è semplice
si va conoscendo
e l'asprezza, quando serve.

Ora la stanza torna luogo conosciuto
lo straniero è addomesticato.

Perso nel bosco

martedì 22 aprile 2014

La cova

Il serpente

Meravigliati

Quando vivevo nel medio evo opulento e trionfale
quando gli occhi palpitavano spalancati e fiorenti
alla visione delle germinazioni sulle case
quando con la pazienza del tempo familiare ed eterno
sbalzavo le mie superfici con utensili inventati
stecchi inteneriti, schegge di sasso, lame di conchiglia
cucchiai di ferro e ruggine forata
e la mia salute era: i graffi sulle ginocchia
lo sguardo incantato e appesantito
lo scurirsi delle mani a maggio
il battere del cuore ad ogni passo sul ponte
di arcate, di legni marciti, di vegetali intrecciati
io cavallo vivente e tremante, risentito
scostavo il petto e le gambe all'impresa
e il ponte chiamava, il ponte lambito
labirinto di acque mutevoli profonde
agitazione calma e mormorante
una gioia così dolorosa da far sì che un pittore
volesse vedere e sui muri medievali
andasse fiero e incredulo a rappresentare.

venerdì 18 aprile 2014

Dominio

Guardavamo dentro alla fessura appena scoperta
si scorgeva in fondo un grumo morbido
un ricamo dal rilievo soffice, si chiamava nido
lo sapemmo in quel momento, senza bisogno d'accordarci
era nostro principio tacere, celare
che ne avevamo viste abbastanza
distruzioni di piccole cose
mai innocenti per chi le andava a giustiziare
il massacro, lo scempio, la rovina
la strage del più sottile dei palpiti
volendo salvarsi, loro, dal pericolo di vedere
la vita godere della vita.
Ora lasciamo che rami e foglie
riprendano il loro posto
nel gesto naturale
di nascondere, di tenere
ci libriamo
tu e io, due grandi uccelli
sfarzosi nella primavera
andiamo a posarci più sù.

Il costruttore di nidi

Nido nuovo