giovedì 24 aprile 2014

Uomo medicina

Era nuovo, solo questo poteva dirsi
la cucina diventata più grande
coi muri sporcati di ragnatele e polvere
i segni scuri dov'erano le immagini di carta
quasi un alfabeto come
l'assenza del tavolo, la credenza
non più collocata ma perduta
nel centro confuso della stanza, premuta sotto
agli oggetti straniati
barattoli, scodelle, posate e
cose di plastica preziose
regalate dai ricordi, con pesantezza
e il discorrere che si apre, che entra
con violenza nello stomaco, in fondo
costruisce sui piccoli acuti detriti
caduti, rimasti, erige altri palazzi
con densità, con struttura di vela
di nave tornata
disancorata, così libera ma con paura.

Era nuovo, senza alcun margine di resistenza
diverso dalla visione di prima
fuori dal controllo della veggenza, dal sapere già
di tutti e suo e quindi, adesso...

Il messaggero dall'apparenza gentile
un ramo fiorito nel vento d'aprile
tutto rosa, e bianco nel cuore del petalo
profumato d'essenza, di mattine dorate
ha del veleno che dice sia medicina
giusto rimedio, precisa verità
lo offre con molta benevolenza
dalla sua lingua di corsaro
a quella che cerca, e beve
assetata, in fondo è semplice
si va conoscendo
e l'asprezza, quando serve.

Ora la stanza torna luogo conosciuto
lo straniero è addomesticato.

Perso nel bosco

martedì 22 aprile 2014

La cova

Il serpente

Meravigliati

Quando vivevo nel medio evo opulento e trionfale
quando gli occhi palpitavano spalancati e fiorenti
alla visione delle germinazioni sulle case
quando con la pazienza del tempo familiare ed eterno
sbalzavo le mie superfici con utensili inventati
stecchi inteneriti, schegge di sasso, lame di conchiglia
cucchiai di ferro e ruggine forata
e la mia salute era: i graffi sulle ginocchia
lo sguardo incantato e appesantito
lo scurirsi delle mani a maggio
il battere del cuore ad ogni passo sul ponte
di arcate, di legni marciti, di vegetali intrecciati
io cavallo vivente e tremante, risentito
scostavo il petto e le gambe all'impresa
e il ponte chiamava, il ponte lambito
labirinto di acque mutevoli profonde
agitazione calma e mormorante
una gioia così dolorosa da far sì che un pittore
volesse vedere e sui muri medievali
andasse fiero e incredulo a rappresentare.

venerdì 18 aprile 2014

Dominio

Guardavamo dentro alla fessura appena scoperta
si scorgeva in fondo un grumo morbido
un ricamo dal rilievo soffice, si chiamava nido
lo sapemmo in quel momento, senza bisogno d'accordarci
era nostro principio tacere, celare
che ne avevamo viste abbastanza
distruzioni di piccole cose
mai innocenti per chi le andava a giustiziare
il massacro, lo scempio, la rovina
la strage del più sottile dei palpiti
volendo salvarsi, loro, dal pericolo di vedere
la vita godere della vita.
Ora lasciamo che rami e foglie
riprendano il loro posto
nel gesto naturale
di nascondere, di tenere
ci libriamo
tu e io, due grandi uccelli
sfarzosi nella primavera
andiamo a posarci più sù.

Il costruttore di nidi

Nido nuovo

giovedì 17 aprile 2014

La dimora delle piante

La lettrice

Voleva trovare una via di fuga
qualcosa che la sganciasse da
una sofferenza che permaneva sempre
nel fondo, giù, e sopra, tanto che bastava
un niente, un tremito di dispetto
anche meno, uno sfiorare del pensiero
di ricordo. di rabbia, per sentire
lacerarsi quel tessuto a fatica ricostruito
troppo teso, tirato su un'impalcatura
violenta, esposta.
La via di fuga cercata come
ossigeno, oro, cibo per l'affamato
e ancora verbo per il muto
carezza per il solo.
Si soffermava su ogni possibilità
il treno, il vino, il fumo, il sesso, il sogno
volgeva gli occhi
nella casa torri di libri, corpi di carta
dove, forse? una parola scritta
( scovarla dunque! )
nero su bianco, con fuoco
apre la via, schiara, riverbera l'anima
allenta, scioglie, comprende, abbraccia.
Fuggirvi dentro, cosa ci sarà di migliore
niente, e il niente ritorna, dolente.

Liberate

martedì 15 aprile 2014

Chiavi di ferro battuto

Si dice che ognuno abbia il suo giardino segreto
da seminare e coltivare e attendere e far fiorire
io ho il mio giardino segreto, ed ho la via segreta
e la casa segreta, segreto letto segreto bosco
lo sguardo nel segreto e ripeto e rinnovo
io accudisco a tutto, pulisco e rassetto e coltivo
annaffio e bagno, tanta acqua mi serve per rendere verde
per rianimare, far restare, inondare di sole
ed ho le chiavi per dormire, riposare, scordare
io sono la padrona, la tipa che comanda
non darò alcun permesso a sbirciare consumare rovinare
mi si ubbidisce, fatalmente, ne sono convinta
che di soffio si tratta
di invito a provare
tacere
sentire

C'era. Non c'è. Riemerso

E' bastato un viaggio rapido e indolore
dimenticando il senso del tempo
per trovare ancora la bambina
il trifoglio è lo stesso, curiosamente
le pietre sono seppellite, ma sono
nella carne della terra, rimaste
per rifare la casa, ricostruirla
le finestre color cenere, i vetrini
il legno consumato della scala
si deve richiamare poi la muffa sul muro
il portone dalla chiave difficile
e là si apre il fosso, la curva d'ansa
le chiome delle acacie si specchiano
hanno già la luce dei fiori, il profumo
lei è tra la casa e l'acqua
il posto perfetto, il suo, con l'odore
che lei riconosce, di paradiso
che fa alzare mento braccia gambe
si vola intorno, piccoli corpi, pulviscolo
i raggi di un sole dio, immerge le dita
nell'acqua fino a toccare il fango, i girini
non temono, le erbe non temono
lei ha occhi buoni e furiosi, vuole
mentre la casa si erige alle sue spalle
l'ombra si allunga, ecco il tetto arrivare
dov'è posato il merlo, più su, si aggancia
al lembo di una nuvola, adesso sono le voci
un litigio, è questo il suono, lo sente nella pancia
ugualmente il chiarore scende da quella finestra aperta
dolce dolce, nei fogli di carta che stanno planando
strappati da mani furenti, giovani, molto belle
la terra, sassolini, margherite, polvere, accoglie
rimane, assorta, scordata mai, come eterna
lei e lei e lei si lascia incidere
lei è un frutto dell'acqua, della terra
trova benedizione, qualcuno compie il gesto
necessario per tornare, per riprendere, accompagnata
si è data alla luce, come dire nata ancora

Il giardiniere

Teatro di famiglia

sabato 12 aprile 2014

Ago

Il boss, assiso sul trono incastonato dai cocci di bottiglia
è assediato dai suoi tirapiedi esigenti. Lui fa girare tutto,
senza riposo, fotocopia il mondo malato, ne fa dei volantini
da incollare agli angoli delle strade, in vendita anche per poco.
Basta un centesimo, ma è comunque da sborsare.
Intanto i ribelli, distratti, si stanno rimirando allo specchio
affascinanti non badano ai loro spiccioli perchè non ne hanno
già più. Li guardo ammirarsi e le promesse, e il futuro radioso...
Il dolore avanza, perfora come un ago.
Quando il mondo mi fa male vengo a sapere
dello scrittore il cui suicidio è durato una vita
e a volte si capisce, si può assomigliarli
vengo a sapere qualcosa sulle bambine sfumate
sui ragazzi invecchiati nelle antiche collezioni
quando il mondo mi fa male so di donne
che camminano per niente e c'è morte anche per loro.
Vedo ancora come può essere veloce una vita
e ugualmente venire corrotta rimanendo feto rappreso
attaccato ai cordoni di altre pance
poi la bellezza sognata ogni notte
ogni notte sempre meglio, una polvere
impalpabile da non lasciare nulla, alla fine.
Alla fine riesco a vedere le mie dita strette intorno
alla penna, la mia medium dalla forma di ago
lasciare scritto, nel disordine, di un filo d'acqua
che rinfresca, di un sospiro che punge, nuovissimo.

Cerca i fiori

venerdì 11 aprile 2014

Carmen

Voglio quelle mani, voglio il grosso anello d'argento sulla pelle,
ti invito a mangiare da me, nella mia casa.
Ho preparato buoni cibi caldi. Io voglio vedere le tue mani
stringere la forchetta, il coltello, il bicchiere. Non mi perderò
nemmeno uno dei bagliori che il tuo anello d'argento emetterà.
Argento sulla tua pelle scura, rilievo di vene sul dorso.
Cercare l'amore, con offerte semplici, le mie. Ne siamo immersi,
io sono la tribù che si inchina ai piedi del totem, i tamburi battono,
echeggiano i canti, il cielo è infiammato. La mia stanza-villaggio
abitata da te, vita. Mi dico, un attimo, un istante. Lanciato nel
futuro, il sasso scagliato che infrange acqua, vetro, cuore.
Ti rubo l'anello e nel farlo tu stringi, le mie mani sono nelle tue,
per sempre.

Aperti, chiusi

giovedì 10 aprile 2014

Creatura

Le capitava da qualche tempo, verso quell'ora speciale
quando il sole diventa così dolce da stringere il cuore
e la giornata vuole farsi ricordare già
che è stata davvero unica, bella, feconda
le capitava dunque che si formasse
l'immagine di un pesce negli occhi di dentro
quegli occhi che vedono polvere d'oro nel fango
che scorgono il senso nella bocca accostata al bicchiere
nei gesti trattenuti in un altro posto ecco
proprio quei begli occhi vedono il pesce splendente
le scaglie nella luce, le pinne vibranti
il corpo sensibile, fluttua nella calma, aspetta
può coprire l'orizzonte rosso, laggiù, o navigare
verso di lei, farsi piccolo che gli basta il palmo della mano
per essere libero, creatura di pozzo, di mare, d'aria
lei prega adesso facilmente, invoca
quella cosa che chiamano anima trema
gioia e terrore, corpo felice e dimentico
nessun dolore in quest'ora lo tenta
è una grande opera, un capolavoro naturale
squame, branchie, vescica natatoria
per lei sarà utile, e continua ad ammirare.

Pozzo dei desideri

lunedì 7 aprile 2014

Adele

Trovare pace, forse non è il compito da vivere
oppure, alla fine, accadrà questo miracolo
un momento solo per andare via con gioia
come quando un amico veniva a trovarla
senza annunciarsi prima, e portava piacere
e scioglieva i nodi aspri fino a dimenticare
non c'erano più, mai esistiti, sconosciuti
E vorrebbe chiamare quel ragazzo,
ma è tardi nella notte
non si fa, non si può, non è giusto.
Cosa ci vuole, è facile, si aspetta mattino
che non c'è stanchezza a disturbare
intanto queste ore potranno servire
ad immaginare il giorno nuovo
quante cose da fare, da portare
nelle spalle, nel cuore
educatamente, con saggezza da donna
ma chi ne ha voglia adesso guardando
un cielo pieno di stelle in cammino
e col pensiero andarci insieme, senza ricordi
senza storia, nuova d'anima
come caduta ora su questa terra.
Chiude gli occhi, il respiro si calma
nonostante quelle lacrime che scendono
ma sono sue, non le darà a nessuno

Federico

Signore

domenica 6 aprile 2014

Desiderati

I doni che vedo, li vedo solo io e li riconosco
è perchè sono miei, per me
mia proprietà, arrivano quasi ogni giorno
nascosti in un suono inatteso, un profumo di fiore
una frase, quella frase, quando voi venite a trovarmi
dalla vostra auto premete sul clacson, che io senta
che mi affacci alla finestra, sorridendovi
e veloce vi apra, siete qua per me
la sera scende, non ci si accorge
sotto una calda luce, la mia per voi
mi avete portato via, molto lontano come piace a me
siete cari e volete bene, ai fiori che ho
al disegno appena finito, alla pila dei cd
ascoltate, adesso vi regalo qualcosa, lasciatemi pensare
a ciò di più adatto, di importante, i doni sono
libere cose, vanno a chi li vede, a chi li vuole
noi siamo, insieme, i desiderati di questa sera.

sabato 5 aprile 2014

Altarino

Storia divina

Nel tempo presente, nel passato, nel futuro
L'omino bello incontra la donnina cara
si alzano scintille divine, tutto il mondo trasale
camminano maestosi verso il bosco dei piaceri
ogni gesto è un rito, raccolgono tesori
chi li guarda si innamora, riprende a giocare
coi nomi delle piante, con le penne degli uccelli
L'omino bello incorona la sua donnina
abilmente le intreccia i capelli, non sa ancora
della forza dei nodi, che si dovranno sciogliere
e sarà un lavoro ingrato, la sera viene e promette
di portarla nella città dei desideri
illumina il percorso di voglia in voglia
con molto rumore, nel traffico che vibra
tutti diligenti alla loro presenza
le mani accarezzano, prendono e rubano
La donnina cara ascolta e ritrova qualcuno
che ammira la sua testolina presa nelle trecce
vieni allora questo dice, ti mostro il dipinto
dal titolo antico, è il deserto dei terrori
il dipinto più copiato del mondo
perchè il mondo degli uomini è stupido
e crede di sapere, di vedere, ha tutto e vuole
avere niente, nel bosco lussureggiante
di fiori e frutti cerca disperato il deserto
E questa è un'altra storia aspettando
altre visioni belle delle scintille di dio.

Posato a guardare

Giardino

A casa

giovedì 3 aprile 2014

Ascoltami

Io invento, ancora di più, e aggiungo particolari
dettagli precisi, elementi scenici, dialoghi
intenzioni, gesti, e la mia storia si alza
si riempie, si fonde nel reale.
E' verità assoluta, è l'aria di cui ho bisogno
e respiro, respiro, anima.

Mi porto lontano, ed è un viaggio pericoloso
o benefico, la vita lo dice, basta ascoltare
questo silenzio può aprire.

Sensibile

mercoledì 2 aprile 2014

Accade con bellezza

Si parlava di te, sul finire di una mattinata spesa in giro per la città a sbrigare impegni e piaceri. Già stanchi mentre la gente attorno a noi si sfiniva nella fretta con l'idea del pranzo, della pausa, di tornare veloce a casa.
Parlavamo di te, delle tue imprese, e intanto si rallentava il passo perchè noi no, non volevamo ancora tornare nella casa vuota.
Ci raccontavamo dei tuoi occhi " assassini " come avevano stabilito alla fine, a suggello di tutta una vita scandalosamente vera.
Sempre più lentamente noi sul marciapiede stretto, sotto a vetrine e portici sfiorando passanti perduti, guardandoci con rimpianto nonostante i begli oggetti nelle buste e le scarpe nuove ai piedi.
E poi ci raggiunge una musica alta e piena, dolcissima come un ricordo d'amore. Arriva da laggiù, da uno zingaro che sta suonando il sassofono davanti ad un portone. In questo momento preciso suona accorato, come dovesse andarsene via per sempre. Nessuno si ferma a dare, nella custodia che ha accanto brillano 2, 3 monete sparse.
Ma capita che più noi ci avviciniamo più la gente, come se seguisse un accordo segreto, si soffermi per posare monete nuove.
Adesso anche noi ci chiniamo a mettere sul cumulo luccicante il nostro denaro di carta e siamo splendidi e contenti.
Lui va, non vede niente di tutto questo, ha gli occhi chiusi, trasognato e dimentico di dove si trova. Lui suona besame mucho.