Chiedersi,ma a te sarebbe piaciuto vedermi così?
Perchè tu lo sapevi,nonostante tutto il mio impegno e la mia dedizione il cibo sulla tavola è diverso,le ore sono cambiate,e le parole per la gente,le abitudini,le luci e le stanze e i fiori,gli alberi,le erbe.Cambiato il tempo.
Ho viaggiato furiosamente attraverso i mesi con gli odori che noi amavamo,cercando,ritrovando ogni giorno i tuoi gesti,
ogni giorno riavere quell'odore.
Il profumo che sprigiona l'emozione infuocata.
( vedi,ho dato l'acqua alle piante,che non devono morire. E il pasto agli animali,che loro non devono soffrire )
Disegnare "lei non torna"
mentre guardavo il mondo proseguire
e sorpresa pensare perchè non si ferma.
La tua voce dalle scale
grida allegra il nome che mi avevi dato
una porta si apre con un sospiro,si chiude.
Il mistero che stordisce mi conduce a trovare la mia medicina,quella che nessuno sa.
E ogni cosa di me e di te si palesa,immersa in una verità che non ho veduto mai prima.
Splendida
venerdì 28 febbraio 2014
mercoledì 26 febbraio 2014
Io sono l'amore
Guardami da dove sei ora,tutto si è svelato
ogni stella del cielo è qui per me
tu hai aperto ogni cosa,le stelle ti hanno ubbidito
poi le costellazioni infinite,i vortici
io sono l'amore,adesso,e il cielo è ricomposto
Le carte geografiche parlano il linguaggio dei fiumi
di colline,laghi e mari,di oceani,
cordigliere e deserti,abissi e vertigini.
Rilievi da seguire con le dita,con il corpo
non si arriva mai.Fugge sempre un po' più avanti
raggiunge strade,raggiunge spiagge,porti
nevi eterne,ancora più in là,inafferrabile...
E' la mia farfalla,il mio serpente che salta nel cielo
lo specchio si frantuma,diviene un oggetto
insensato nella bellezza,nessuno più lo guarda.
Dimentico il dolore,come si scrive,come si pone.
Cattiva,abbandonata,perduta da chi.
Solo un attimo di dolore nella schiena,
ma sono le tue ali che premono sotto alla mia pelle
si dispiegano ora,con tutto il loro peso umido e fresco
ogni stella del cielo è qui per me
tu hai aperto ogni cosa,le stelle ti hanno ubbidito
poi le costellazioni infinite,i vortici
io sono l'amore,adesso,e il cielo è ricomposto
Le carte geografiche parlano il linguaggio dei fiumi
di colline,laghi e mari,di oceani,
cordigliere e deserti,abissi e vertigini.
Rilievi da seguire con le dita,con il corpo
non si arriva mai.Fugge sempre un po' più avanti
raggiunge strade,raggiunge spiagge,porti
nevi eterne,ancora più in là,inafferrabile...
E' la mia farfalla,il mio serpente che salta nel cielo
lo specchio si frantuma,diviene un oggetto
insensato nella bellezza,nessuno più lo guarda.
Dimentico il dolore,come si scrive,come si pone.
Cattiva,abbandonata,perduta da chi.
Solo un attimo di dolore nella schiena,
ma sono le tue ali che premono sotto alla mia pelle
si dispiegano ora,con tutto il loro peso umido e fresco
martedì 25 febbraio 2014
24 febbraio in 3 tempi
E poi ho fretta,ho fretta
un animale selvatico che corre veloce
percorre le terre indiane fiutando rapido
la sua corsa provoca sconcerto
chi si scosta da me,chi mi viene incontro
non si sa dei sorrisi,se sono veri
come la luna,come l'erba alta dei fossi
come i portoni socchiusi
ho fretta,e sono curiosa,imprudente
ficco il muso tra le mani a coppa di qualcuno
sola al mondo grande
( voce troppo sottile )
Una voce sottile all'orecchio mi può dire?
com'è domani e se serve
patire attese,rumori,fenomeni
guardare finestre,se loro potessero aprirle
che fuori ci sono io e sono da guardare
( parlare ai gatti )
Me la prendo coi gatti,che ci parlo a fare
fanno di testa loro e per loro ci sono alberi
e casette di cartone e randagi scafati
che alla gatta non basta mai,in primavera.
un animale selvatico che corre veloce
percorre le terre indiane fiutando rapido
la sua corsa provoca sconcerto
chi si scosta da me,chi mi viene incontro
non si sa dei sorrisi,se sono veri
come la luna,come l'erba alta dei fossi
come i portoni socchiusi
ho fretta,e sono curiosa,imprudente
ficco il muso tra le mani a coppa di qualcuno
sola al mondo grande
( voce troppo sottile )
Una voce sottile all'orecchio mi può dire?
com'è domani e se serve
patire attese,rumori,fenomeni
guardare finestre,se loro potessero aprirle
che fuori ci sono io e sono da guardare
( parlare ai gatti )
Me la prendo coi gatti,che ci parlo a fare
fanno di testa loro e per loro ci sono alberi
e casette di cartone e randagi scafati
che alla gatta non basta mai,in primavera.
lunedì 24 febbraio 2014
Al campo indiano
Nei cortili di terra e sassi cataste di legna e rovi,cumuli di ferrame arrugginito,bici sfasciate,cani che annusano nelle pozze passaggi notturni di altri animali.
Donne con le mani rosse sui fianchi,le maniche rimboccate fino ai gomiti per i lavori della cucina,elencano con dovizia gli amori e chi
nei loro letti è stato più bravo,e annuendo con sorrisi,per un attimo solo,un attimo magnifico,sono d'accordo.
Gli uomini stanno agli incroci delle case a parlare e fumare sigarette arrotolate e leccate con indolenza poco prima,sulla calda soglia di casa.Si bestemmia,si ingiuria,si ride,si maledice cielo,madre,puttane,
inferno.
File di panni stesi,l'odore del fumo delle stufe si mescola ai sentori di carne rosolata,di vino rovesciato,di erba.
Bambini sudati e urlanti appesi agli alberi con sassi nelle tasche.Le
bambine baciano gli alberi,uno per uno,sono di loro proprietà.
I loro amici ci volano giù,con lunghi ruggiti felici.
Tutta l'aria aperta e promettente della stagione accarezza il campo indiano mentre i vecchi genitori ridono per i loro bambini.
La ragazza bionda e paffuta dal nome d'oro ce ne ha per tutti,e non
allude proprio per niente.Si mette a cavalcioni e li sfida,lei vuole solo risposte,fisiche risposte al corpo pieno.
I fossi così rigonfi di vita da giocarci fino allo sfinimento,fino a che
la sera ci strappa via con le grida di madri dalle finestre luminose.
Perchè il nostro regno era nel regno ed era raggiungibile,anche per loro,solo con voci innamorate.
Donne con le mani rosse sui fianchi,le maniche rimboccate fino ai gomiti per i lavori della cucina,elencano con dovizia gli amori e chi
nei loro letti è stato più bravo,e annuendo con sorrisi,per un attimo solo,un attimo magnifico,sono d'accordo.
Gli uomini stanno agli incroci delle case a parlare e fumare sigarette arrotolate e leccate con indolenza poco prima,sulla calda soglia di casa.Si bestemmia,si ingiuria,si ride,si maledice cielo,madre,puttane,
inferno.
File di panni stesi,l'odore del fumo delle stufe si mescola ai sentori di carne rosolata,di vino rovesciato,di erba.
Bambini sudati e urlanti appesi agli alberi con sassi nelle tasche.Le
bambine baciano gli alberi,uno per uno,sono di loro proprietà.
I loro amici ci volano giù,con lunghi ruggiti felici.
Tutta l'aria aperta e promettente della stagione accarezza il campo indiano mentre i vecchi genitori ridono per i loro bambini.
La ragazza bionda e paffuta dal nome d'oro ce ne ha per tutti,e non
allude proprio per niente.Si mette a cavalcioni e li sfida,lei vuole solo risposte,fisiche risposte al corpo pieno.
I fossi così rigonfi di vita da giocarci fino allo sfinimento,fino a che
la sera ci strappa via con le grida di madri dalle finestre luminose.
Perchè il nostro regno era nel regno ed era raggiungibile,anche per loro,solo con voci innamorate.
domenica 23 febbraio 2014
sabato 22 febbraio 2014
Cambia
Dimenticare il proprio volto,non è nelle foto,non è nelle parole,non è negli sguardi degli altri.
E' puro,è contaminato,fiorito,bastardo.Vero nell'inferno,nel paradiso.
Io ti scrivo,il mio volto è arrossato,non nasconde più niente.
Quello che ho veduto fino adesso,quanti anni e sciocchezze e furori.
Via,via.
Il giardino,il crematorio,il lenzuolo.Insostenibile per molto,molto.
A volte la stanchezza è dolce,mi arrendo a lei commovente.Con lei
sprofondo,accaldata.
Non guardo più alle ore,i desideri cambiano forma.Diventano animali giunti da quei posti,tigri pronte a balzare,eccoli,sono aggressivi,sono liberi.
Allora la stanchezza cambia il mio corpo,cambia lo sguardo,un
movimento nuovo,un gesto diverso.
Freddo e caldo,pulito o sporco,non badare più.Il tempo differente.
La verità dà la forma.
E' puro,è contaminato,fiorito,bastardo.Vero nell'inferno,nel paradiso.
Io ti scrivo,il mio volto è arrossato,non nasconde più niente.
Quello che ho veduto fino adesso,quanti anni e sciocchezze e furori.
Via,via.
Il giardino,il crematorio,il lenzuolo.Insostenibile per molto,molto.
A volte la stanchezza è dolce,mi arrendo a lei commovente.Con lei
sprofondo,accaldata.
Non guardo più alle ore,i desideri cambiano forma.Diventano animali giunti da quei posti,tigri pronte a balzare,eccoli,sono aggressivi,sono liberi.
Allora la stanchezza cambia il mio corpo,cambia lo sguardo,un
movimento nuovo,un gesto diverso.
Freddo e caldo,pulito o sporco,non badare più.Il tempo differente.
La verità dà la forma.
venerdì 21 febbraio 2014
Isola nella nebbia
Sono io che mi spendo tutto,fino al poco che rimane
perchè non so cosa sarà,ed ho parlato di naufragio
al tempo in cui ogni vita era ancora intatta
ma non sapevo allora come davvero fosse
perchè la disperazione era solo una parola
da usare fra tutte le altre,per comporre vita
Ora cerco qualche sollievo,ed arriva
come un'isola nella nebbia,tutto da scoprire
Arriva con rabbia,arriva veloce
posso andarci incontro anche col sorriso
perchè non so cosa sarà,ed ho parlato di naufragio
al tempo in cui ogni vita era ancora intatta
ma non sapevo allora come davvero fosse
perchè la disperazione era solo una parola
da usare fra tutte le altre,per comporre vita
Ora cerco qualche sollievo,ed arriva
come un'isola nella nebbia,tutto da scoprire
Arriva con rabbia,arriva veloce
posso andarci incontro anche col sorriso
Lo sciamano ha i piedi nudi
Mi ha aiutato lui, e l'ho chiamato santo
come se ci fosse bisogno di una religione per amare
l'ho chiamato sciamano,evocando con necessità
i poteri e le suggestioni della natura
lui si è mostrato,ha i piedi nudi
i capelli gli ombreggiano gli occhi
tutta la forza cresce nel suo corpo
colora la sua voce
passa potente attraverso me
che sono religione amore natura
come se ci fosse bisogno di una religione per amare
l'ho chiamato sciamano,evocando con necessità
i poteri e le suggestioni della natura
lui si è mostrato,ha i piedi nudi
i capelli gli ombreggiano gli occhi
tutta la forza cresce nel suo corpo
colora la sua voce
passa potente attraverso me
che sono religione amore natura
giovedì 20 febbraio 2014
Sorgente
Mi sono cucita sotto ai vestiti
tutte le più belle parole che conosco
biglietti di carta e biro
si scaldano così alla mia pelle
e organi e anima gioiscono
come l'acqua veduta dagli occhi a mandorla
di quell'uomo orientale
Non siamo noi fatti d'acqua e stelle?
tutte le più belle parole che conosco
biglietti di carta e biro
si scaldano così alla mia pelle
e organi e anima gioiscono
come l'acqua veduta dagli occhi a mandorla
di quell'uomo orientale
Non siamo noi fatti d'acqua e stelle?
mercoledì 19 febbraio 2014
Perduto
Sparì galleggiando sui lampioni accesi
in ascesa attraverso il fogliame fitto dei platani
i piedi lambiti dalle lingue del tramonto
la testa già nella nebbia scura della sera
Un santo pervaso di luce
assorbito dal cielo del tempo
in ascesa attraverso il fogliame fitto dei platani
i piedi lambiti dalle lingue del tramonto
la testa già nella nebbia scura della sera
Un santo pervaso di luce
assorbito dal cielo del tempo
Indiana
Appartengo al popolo indiano,che qui in Italia viene definito zingaro,e fin dalla più tenera età ho avuto in sorte il dono di sparire. All'inizio sparivo per pochi confusi secondi, e man mano che crescevo questa facoltà si precisava.Minuti,ore,giorni interi dall'alba al tramonto senza essere mai vista...
Con un profondo,piacevolissimo languore sparivo dalla sedia, dal letto, dal prato,dalla strada,dai giochi.
Da qualsiasi punto o posizione mi venissi a trovare,sparivo.
Catturata da un'immagine interiore che si formava,
repentina,affascinante,totale.
Con un profondo,piacevolissimo languore sparivo dalla sedia, dal letto, dal prato,dalla strada,dai giochi.
Da qualsiasi punto o posizione mi venissi a trovare,sparivo.
Catturata da un'immagine interiore che si formava,
repentina,affascinante,totale.
Piccole
In quel secolo in cui fummo bambine,e gli uomini portavano mantelli,stivali,chiome lunghe nei nastri di velluto e con durezza mostravano d'avere bagliori fra le mani e sussurri taglienti nelle bocche.
Di me rimane con molta bellezza l'impronta nell'aria,il fazzoletto dagli anemoni rossi,stivaletti di cuoio consunto,l'azzurro del muro,la vecchia Fontès e i millenni antichi nelle vene.
La vecchia Fontès ride sfrontata,lei è un fuoco.Ha i piedi nelle acque mormoranti del giardino profondo dove una volta germogliammo con spine e petali e stille di miele.
In quel secolo in cui con gambe sottili correvamo trascinandoci lembi grandi di carta dipinta d'oro,piatte ali rettangolari con strappi e occhi d'uccello e penne e becchi d'uccello.
Fuggite ed inseguite da madre e nonna e bisnonna,ava,bisavola.
E i lenti padri sulle seggiole cadute con bicchieri colmi di vino,caduti con gocce splendenti di rubino sul mento e sulle vesti guardavano?
All'ape sui bordi di vetro intatta ed eterna come un neonato,la senti.
E noi non si chiedeva allora mai chi nella casa,chi avrebbe inventato il mondo.
Di me rimane con molta bellezza l'impronta nell'aria,il fazzoletto dagli anemoni rossi,stivaletti di cuoio consunto,l'azzurro del muro,la vecchia Fontès e i millenni antichi nelle vene.
La vecchia Fontès ride sfrontata,lei è un fuoco.Ha i piedi nelle acque mormoranti del giardino profondo dove una volta germogliammo con spine e petali e stille di miele.
In quel secolo in cui con gambe sottili correvamo trascinandoci lembi grandi di carta dipinta d'oro,piatte ali rettangolari con strappi e occhi d'uccello e penne e becchi d'uccello.
Fuggite ed inseguite da madre e nonna e bisnonna,ava,bisavola.
E i lenti padri sulle seggiole cadute con bicchieri colmi di vino,caduti con gocce splendenti di rubino sul mento e sulle vesti guardavano?
All'ape sui bordi di vetro intatta ed eterna come un neonato,la senti.
E noi non si chiedeva allora mai chi nella casa,chi avrebbe inventato il mondo.
martedì 18 febbraio 2014
lunedì 17 febbraio 2014
domenica 16 febbraio 2014
Nacqui fiore
Per ogni caduta un fiore
da quell'albero di ciliegio caddi,
dal ramo liscio e dolce
e dei ranuncoli nacquero
dalla riva scoscesa caddi
strappando erba e terra
e delle viole nacquero
da quel davanzale consumato
da un passaggio infinito
barcollai e caddi poi
l' elicriso tra i sassi
nacque e fiorì
sotto alla tua finestra
un fiore di carta ritagliata
sulla banchina del treno partito
una rosa disegnata a matita
davanti a quei piatti riempiti
un fiore cantato
un fiore di sambuco vivo nel vento
costellazioni di fiori imprevisti e acuti
sui bordi dell' acqua infranta
dalla mia caduta
petali di ortica
venerdì 14 febbraio 2014
protetta
Tutto era mio, il TUTTO era mio
l'acqua che risanava il dolore
il rospo che mi precedeva sulla strada
il soffio sulle dita per farle vibrare
il viburno, il sentore e le foglie taglienti
nubi e pioggia sferzante,scrosci
una voce che dice " è buono... "
uno spiraglio di luce fra le tende
l'angelo dell'erba e l'erba infinita
incalcolabile vegetazione che accompagna
lo sguardo profondo e innocente
regina perfetta con molto oro e pietre
padrona protetta dal tutto-mondo
l'acqua che risanava il dolore
il rospo che mi precedeva sulla strada
il soffio sulle dita per farle vibrare
il viburno, il sentore e le foglie taglienti
nubi e pioggia sferzante,scrosci
una voce che dice " è buono... "
uno spiraglio di luce fra le tende
l'angelo dell'erba e l'erba infinita
incalcolabile vegetazione che accompagna
lo sguardo profondo e innocente
regina perfetta con molto oro e pietre
padrona protetta dal tutto-mondo
mercoledì 12 febbraio 2014
in un altro luogo
Col respiro corto, sotto all'albero secolare rassettavo, ed avevo trecent'anni. Distribuivo foglie e fili d'erba,mettevo in ordine formiche e coccinelle,semi e ragni e come nel sogno del 1980 scorgevo le fiamme sotto alla terra. " mutti " mi dicevano dal cesto di mandarini ed un altro nome ancora dal suono dolcissimo...i miei occhi stratificati come la corolla di una peonia aprivano i petali alla meraviglia.
martedì 11 febbraio 2014
epoca
all'epoca era facile vivere nel segreto, siepi alte e selvagge costeggiavano le vie, alberi dai tronchi potenti si ergevano davanti alle case, e le case stesse erano di natura misterica con le loro facciate elaborate anche se povere. Terrazzini di storto ferro battuto o di granito sbrecciato velati di muschio. Gradini inattesi, dislivelli imprecisi,cornicioni di pietra arrugginita,vetri con tende dense di ricami e trafori,rampicanti vecchissimi carichi di germogli e ragnatele. E versi tra i rami, richiami sui tetti e i comignoli,voci dai cantoni delle case,sussurri nella penombra delle stanze.
tit. Figlia dell' erba
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