martedì 10 novembre 2015

Gelati

Le due bambine si sono appoggiate con la schiena alla recinzione di pali del campetto di bocce dove degli uomini in maniche di camicia stanno valutando le traiettorie dei tiri da fare.
 Non sono interessate allo svolgimento del gioco, la loro attenzione è rivolta alla strada e al probabile transito di qualche bicicletta o motorino inforcati dai ragazzetti della piazza.
 Stanno entrambe leccando un cremino comprato poco prima al bar-osteria. La più piccola ha un caschetto di capelli neri e dritti e occhi scuri, l'altra porta la coda di cavallo ben tirata sulla nuca. Si notano delle strisce bionde tra il castano lucido e una ciocca pronta a sfuggire alla stretta dell'elastico giallo.
 Mangia con gusto quel gelato, la sottile copertura di cioccolato è quasi ancora integra e ogni volta che i suoi denti vi affondano scrocchia spaccandosi in lunghe schegge brune che con un dito lei solleva dal candore della crema portandosele alle labbra.
 Per ottenere quel piacere lei ha rubato il denaro a sua madre. Lo fa d'abitudine, in quell'estate del 1973. Sono furti piccoli, si accosta all'auto parcheggiata in cortile, apre la portiera e si tuffa dentro trattenendo il respiro perchè le dà nausea l'odore greve di benzina e fumo e plastica che vi aleggia. Svelta sottrae gli spiccioli dal portamonete sul cruscotto. Non  chiede mai. Con le monete strette nel pugno va a chiamare la sua amica attraversando la strada deserta del primo pomeriggio ed insieme si avviano verso il bar-osteria, pagherà il gelato anche a lei. E' generosa, del resto è estate, le canzoni escono dalle finestre aperte delle case e il sole risplende nel cielo limpido e caldo. Sopra alle loro teste le chiome folte degli alberi, mosse da una brezza dolcissima, gettano sulla strada ombre trafitte da puntini di luce.
Alla bambina più piccola le è colata sulla mano un po' di crema ma lei è sciocchina, invece di leccarsi le dita se le pulisce sulla maglietta unta, la più grande le dà un'occhiata e sorride saggiamente fra sè. 
Un rombo acuto e teso proviene dalla curva laggiù, loro volgono lo sguardo in attesa. Ecco un motorino spinto al suo massimo, un ragazzino coi capelli al vento vi sta sopra . Appena le vede caccia un urlo ed impenna la moto. La ruota si alza ed un brivido attraversa la schiena delle bambine. Per un lungo istante magico guardano sfilare il ragazzino proteso all'impiedi e afferrato saldamente al manubrio del motorino, divenuto un tutt'uno con quel mezzo favoloso che avanza furente su una sola ruota.
La bambina con la coda di cavallo sta mordendo lo stecchino di legno del gelato, accompagna con lo sguardo finchè può quel numero strepitoso. Fino a che gli alberi in fondo alla strada lo celano a loro e alle imprecazioni dei giocatori di bocce. Gli occhi le scintillano di eccitazione, sente dentro di se, e non saprebbe spiegare come, che quello spettacolo è diretto a lei solamente
ed ha la sensazione molle e dolce di aver colto un fiore profumato, sbocciato al sole per la sua emozione. 

Il rappresentante di gelati sta uscendo dal bar-osteria ed è ancora tra le strisce di plastica colorata della tenda, alle spalle l'oscurità del locale e in viso la luce di quel pomeriggio assolato. 
Scorge le due bambine prese da una conversazione costellata di risatine e brevi volteggi delle mani. Sono belle da vedere, hanno magliette disegnate e pantaloncini corti; ai piedi infradito rosse, celesti. 
Rimane per un po' ad ammirare quella scenetta dimenticando la stanchezza, il caldo ed il vino cattivo appena bevuto. Il desiderio di andar via, di mollare tutto, di afferrare ancora torna prepotente a scuoterlo. " O quest'estate o mai più?" si chiede a voce alta, e torna a sorridere.

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