mercoledì 11 giugno 2014

Navigante

Su questo vascello che mi hai lasciato
ancorato malamente al molo in disuso
grande guscio di legno pregiato, spaccato
rulla, come un tamburo d'acqua
il suo beccheggiare diventa mio
la mia eredità umana
ci dormo dentro, comoda e sola
e i fianchi sembrano i tuoi
avvolgono, riparano, innalzano
tutto il vascello geme, è l'eco della tua voce
è quello che mi vuoi dire sussurrando distante
sei il fasciame
sei il vento
sei il timone divelto
amata, riconosci in me il comandante
il capitano, colui che freme alla mareggiata
eri tutto e ancora e semplicemente ti dico
non c'è un giorno in cui non ti veda
costruttrice di navi antiche, scellerata e cara
il tuo viso, il tuo corpo, la tua voce di mare
nascosta agli sguardi, il fuoco è qui
io so che dal tuo faro mi senti
le mani promesse, il mio calore, il piacere
vicina al navigante che sono
dopo gli ormeggi slacciati il mare
mi incontra
sono sua come lo eri tu.

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