giovedì 24 aprile 2014

Uomo medicina

Era nuovo, solo questo poteva dirsi
la cucina diventata più grande
coi muri sporcati di ragnatele e polvere
i segni scuri dov'erano le immagini di carta
quasi un alfabeto come
l'assenza del tavolo, la credenza
non più collocata ma perduta
nel centro confuso della stanza, premuta sotto
agli oggetti straniati
barattoli, scodelle, posate e
cose di plastica preziose
regalate dai ricordi, con pesantezza
e il discorrere che si apre, che entra
con violenza nello stomaco, in fondo
costruisce sui piccoli acuti detriti
caduti, rimasti, erige altri palazzi
con densità, con struttura di vela
di nave tornata
disancorata, così libera ma con paura.

Era nuovo, senza alcun margine di resistenza
diverso dalla visione di prima
fuori dal controllo della veggenza, dal sapere già
di tutti e suo e quindi, adesso...

Il messaggero dall'apparenza gentile
un ramo fiorito nel vento d'aprile
tutto rosa, e bianco nel cuore del petalo
profumato d'essenza, di mattine dorate
ha del veleno che dice sia medicina
giusto rimedio, precisa verità
lo offre con molta benevolenza
dalla sua lingua di corsaro
a quella che cerca, e beve
assetata, in fondo è semplice
si va conoscendo
e l'asprezza, quando serve.

Ora la stanza torna luogo conosciuto
lo straniero è addomesticato.

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